sabato 24 aprile 2010

Cento sonetti d'amore (XVII) - Pablo Neruda


Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t'amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l'ombra e l'anima
T'amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che esce dalla terra.
T'amo senza capire come, né quando, né da dove
t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perchè non so amare altrimenti
che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.
(Pablo Neruda)

1 commento:

  1. Abbiamo perso ancora...
    Abbiamo perso ancora questo crepuscolo.
    Nessuno ci vide questa sera con le mani unite
    mentre la notte azzurra cadeva sul mondo.

    Ho visto dalla mia finestra
    la festa del tramonto sui colli lontani.

    A volte come una moneta
    s'accendeva un pezzo di sole tra le mie mani.

    Io ti ricordavo con l'anima oppressa
    da quella tristezza che tu mi conosci.

    Dove eri allora?
    Tra quali genti?
    Dicendo quali parole?
    Perché mi investirà di colpo tutto l'amore
    quando mi sento triste e ti sento lontana?

    Il libro che sempre si prende al crepuscolo è caduto
    e come cane ferito il mantello è rotolato ai miei piedi.

    Sempre, sempre ti allontani nelle sere
    là dove corre il crepuscolo cancellando statue.
    Pablo Neruda

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